C'era una volta COVID-19

C’era una volta “Covid-19”, anche conosciuto come Coronavirus.

Era un virus veramente pericoloso, temuto da tutto il mondo. Grida di paura, tristezza, rabbia per l’essere impotenti davanti a esso: era una guerra. Una guerra moderna, se così si può dire. Una guerra combattuta fino all’ultimo scontro dalle trincee “alternative”, le proprie abitazioni. Non c’erano rumori di spari, né tantomeno di missili; solo i canti di un Paese che, allo stremo delle forze, si ritrovava i pomeriggi sui balconi per scambiarsi messaggi di speranza. Non si imbracciavano più fucili, ma si indossavano guanti e mascherine.

Alla fine non si capì mai se il virus fosse stato creato apposta da un Paese per favorire la propria economia o se fosse scaturito dal contatto tra pipistrello e uomo. Si seppe solo che fu un’arma talmente forte da mettere in ginocchio tutte le potenze mondiali, che innalzavano barriere puntualmente scavalcate dal virus. Un’arma in grado di piegare i sistemi sanitari di tutto il mondo. All’emergenza gli Stati reagirono tramite comportamenti differenti, per salvare la pelle dei propri abitanti. Gli uomini cominciarono a dubitare delle proprie capacità, spaventati. Si cominciò a guardare l’altro con disprezzo, ad allontanarsi sempre più dal contatto umano. Si fermarono i viaggi, le feste, le serate al mare. Per mesi gli abitanti del mondo racchiusero i loro sogni e ambizioni in un cassetto, conservato come il tesoro più prezioso.

Quando i tempi bui finirono e la gioia aleggiava nell’aria, gli uomini aprirono i loro forzieri e si dedicarono ad esaudire i propri desideri con una consapevolezza diversa. Compresero che gli episodi catastrofici dell’emergenza mondiale non si sarebbero più dovuti ripetere, e che tutti avrebbero dovuto contribuire ad impedire l’avanzata di un simile pericolo. Si perse l’invidia, l’ipocrisia, la superficialità; si incominciò finalmente a dedicarsi a ciò che per troppo tempo era stato trascurato. Vedere i propri cari soffrire aveva fatto spalancare gli occhi degli uomini, mostrando loro le cose veramente essenziali della vita.

Dell’epidemia di Coronavirus del 2020 non rimase altro che gli insegnamenti che questa aveva trasmesso:

bisognava invertire la rotta, l’andamento che il mondo stava seguendo.

Il virus evidenziò tutti i limiti della società per mostrare agli esseri umani cosa avrebbero dovuto fare per eliminarli. Con l’obbligo di rimanere a casa, per non contagiare gli altri, il Coronavirus mostrò agli uomini l’importanza della vita: apparentemente forte, rigogliosa, ma in realtà debole, da proteggere e curare.

Marta R.